Descrizione
Italia Skins
Appunti e testimonianze sulla scena skinhead, dalla metà degli anni ’80 al nuovo millennio
«Non c’è niente come essere uno skin»
Dalla Gran Bretagna della metà degli anni ’60 all’Italia dei primi anni 2000, il salto è notevole.
Un filo rosso, però, riesce, allo stesso tempo, sia a colmare le distanze che a disegnare percorsi assolutamente originali.
Si può parlare di anfibi e bretelle se si resta sul terreno dello stile, del genere Oi! se si affronta l’argomento da un punto di vista musicale, ma, per affrontare il discorso in modo organico, è alla scena skinhead nel suo complesso a cui bisogna fare riferimento.
Questo il presupposto che muove la scrittura di Italia Skins: un libro che partendo dalle radici storiche del culto (non solo) giovanile meno compreso e più diffamato di tutti i tempi, concentra la sua attenzione su un periodo cruciale per l’evoluzione della scena italiana (1985-2000), ricostruendo storie perdute di band, crew, fanzine e concerti e, soprattutto, indagando insieme ai protagonisti alcuni nodi cruciali per l’evoluzione della scena.
Dal rapporto con la politica a quello con l’alcol e con le droghe, Flavio Frezza affronta con orgoglio e senza tabù la storia delle teste rasate italiane, tracciando un percorso insidioso su cui, però, svetta un’unica sicurezza: «Non c’è niente come essere uno skin».